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Dizionario demografico multilingue (seconda edizione armonizzata, volume italiano)
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Gli appartenenti ad una popolazione vengono talora ripartiti secondo le lingue 1 parlate, o secondo i dialetti 2, che sono delle varietà delle lingue principali. Si fa anche frequentemente una distinzione fra la lingua madre 3, che è quella nella quale l’individuo ha imparato inizialmente a parlare, e la sua lingua usuale 4, in cui si esprime abitualmente. Questa distinzione non riesce però a superare la difficoltà di classificazione di individui bilingue 5, o più in generale multilingue 5. Le statistiche corrispondenti sono dette statistiche linguistiche 6.
- 1. lingua, s.f. — linguistico, agg.: attinente allo studio scientifico delle lingue — linguistica, s.f.: studio storico e comparativo delle lingue.
Il vocabolo idioma viene impiegato talvolta per indicare una lingua di limitata estensione. - 2. dialetto, s.m. — dialettale, agg.
in linguistica si chiama parlata (s.f.) un dialetto utilizzato in modo molto localizzato. - 5. bilingue, agg. — bilinguismo, s.m.
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Le statistiche delle confessioni religiose 1 ripartiscono gli appartenenti ad una popolazione a seconda del credo religioso. Si distingue, generalmente, fra le principali religioni 2, o confessioni religiose 2, i principali culti 3, e talvolta i riti 4 e le sette 5. Un individuo che non professa alcun credo religioso può dichiararsi senza religione 6, o agnostico 6. Ateo 6 è chi non crede all’esistenza di Dio.
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Spesso si ripartisce una popolazione secondo il grado d’istruzione 1 dei suoi componenti. Coloro i quali hanno raggiunto una certa età e che sanno leggere e scrivere si definiscono alfabeti 2; gli altri sono detti analfabeti 3.
Nel presentare le statistiche sul grado d’istruzione 4 possono essere adottati, quali criteri di classificazione, la durata degli studi 5, o l’età compiuta al termine degli studi 6. Si possono classificare i dati anche secondo il più alto titolo di studio 7 conseguito. In questo caso, ovviamente, la classificazione è strettamente connessa con l’organizzazione dell’insegnamento 8 nel Paese in questione.
- 3. analfabeta, agg., ff. s. — analfabetismo, s.m.
Si impiega talvolta il termine illetterato per indicare un individuo che non sappia né leggere né scrivere.
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Il sistema d’insegnamento 1 o sistema educativo 1 è costituito dall’insieme degli istituti che dispensano insegnamenti. Questi possono essere pubblici o privati, da cui la distinzione tra scuola pubblica 2 e scuola privata 3. Oltre all’istruzione pre-primaria 4, si distinguono tre gradi di istruzione 5, detti, in ordine di difficoltà crescente, istruzione elementare 6, o istruzione primaria 6, istruzione secondaria 7, divisa in primo e secondo grado 8, ed istruzione superiore 9, quest’ultima può essere divisa in livelli 10 secondo il grado d’insegnamento, di cui il più elevato è il grado universitario 11. La formazione professionale 12 può essere dispensata a livello dell'istruzione secondaria o superiore.
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Le diverse categorie di istituti che dispensano insegnamenti 1, e le loro denominazioni, dipendono dall’organizzazione dell’insegnamento in ogni Paese. L’istruzione pre-primaria (343-4) è assicurata dalle scuole materne 2; i tre gradi di istruzione sopra menzionati (§ 343) sono generalmente dispensati da istutiti chiamati rispettivamente: scuole primarie 3, o scuole elementari 3, istituti secondari 4, ed università 5; accanto a queste ultime possono esistere delle scuole d’eccellenza 6. L’insegnamento tecnico (343-12) e professionale è impartito negli istituti tecnici 10 e negli istituti professionali 7. L'insegnamento pedagogico è impartito negli istituti magistrali 11 e nelle scuole magistrali 11.
- 2. Scuola, s.f. - scolaro, agg.
- 5. Università, s.f. - universitario, agg.
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Il termine classe 1 può genericamente designare un gruppo di alunni 2 che tutti insieme vengono istruiti da uno o più insegnanti 3. Nel linguaggio corrente si può chiamare classe 4 anche un’aula 4, locale per le lezioni impartite alla classe nel senso detto prima. Ancora, si usa il vocabolo classe 5 per indicare un insieme di alunni giunti allo stesso grado di istruzione e che seguono, durante un anno scolastico, le materie fissate per un certo anno di corso 5. Sono detti studenti 6 coloro che seguono gli studi nelle università (344-5) e, correntemente, anche gli alunni delle scuole secondarie (cfr. 343-).
- 2. Si parla ormai di scolaro solo con riferimento agli alunni della scuola primaria (343-6). Il termine allievo si applica ad ogni individuo che segua i corsi di una scuola (344-2*).
- 3. Si dicono insegnanti elementari gli insegnanti delle scuole elementari (343-6) e professori gli altri.
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Le statistiche dell’istruzione 1 distinguono generalmente fra numero di alunni iscritti 2 o popolazione scolastica 2 e numero di alunni frequentanti 3, ad una certa data: questo permette di ottenere indici di frequenza scolastica 4. In alcuni Paesi vige l’obbligo scolastico 5 per i ragazzi di certe classi di età: in tal caso, l’espressione età scolastica 6 (cfr. 323-8) viene allora spesso ad assumere il senso di età soggetta all’obbligo dell’istruzione 6, e si considera di frequente la popolazione in età soggetta all’obbligo dell’istruzione 7, o popolazione in età scolastica 7.
- 4. Sembra opportuno riservare l’espressione tasso di scolarizzazione al rapporto tra il numero di iscritti a scuola e la popolazione in età scolastica, ed indicare con tasso di frequenza scolastica il rapporto tra il numero degli alunni frequentanti e quello degli iscritti.
Scolarizzazione, s.f. - scolarizzare, v.t. : indurre all’istruzione scolastica - scolarizzabile, agg. : suscettibile di essere scolarizzato.
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La scolarità si consegue anno per anno, a partire dall’ingresso nella prima classe elementare fino alla fine degli studi. Salvo i casi di decesso o malattia grave, la fine degli studi 1 si raggiunge solo dopo aver conseguito l’obbligo scolastico, nel caso in cui questo esista, di diritto o di fatto. La frequenza dell’interruzione degli studi nel corso o alla fine di un anno scolastico, si misura tramite la probabilità di abbandono degli studi 2, analoga ad un quoziente di mortalità; il suo complemento ad uno fornisce la probabilità di proseguimento degli studi 3. La serie delle probabilità di abbandono degli studi costituisce una tavola di uscita dal sistema educativo 4; essa permette di calcolare il numero medio di anni di studio 5 o durata media degli studi 5. Alla fine di ogni anno di studi, gli alunni o studenti che non abbandonano gli studi possono ripetere l’anno o passare nella classe superiore, con o senza cambiamento di orientamento 6. A partire dalla classificazione di questi alunni o studenti, si deduce, tra l’altro, la frequenza delle ripetenze 7 dell’anno di studi considerato.
- 7. Ripetenza, s.f. - ripetere, v.t.
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