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Dizionario demografico multilingue (seconda edizione armonizzata, volume italiano)

Differenze tra le versioni di "42"

Dizionario demografico multilingue (seconda edizione unificata, volume italiano)
(424: sost. par. 424 B.C. con trad. II ed. franc.)
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I più comuni {{TextTerm|indici di morbosità|1}} prendono in considerazione tre aspetti principali del fenomeno — frequenza, durata e gravità delle malattie —, ciascuno dei quali può essere variamente inteso e misurato. Detti ''indici'' ({{RefNumber|13|6|1}}) possono essere calcolati, o per singola malattia, o per l'insieme delle malattie. Il rapporto tra il numero degli individui caduti malati, per una data malattia, entro un definito intervallo di tempo, e la popolazione media dell'intervallo esprime il {{TextTerm|quoziente di morbosità|2}} per quella data malattia. Si dà pure il nome di ''quoziente di morbosità'' al rapporto tra il numero delle manifestazioni di malattia (numero dei ''casi di malattia'' —{{RefNumber|42|0|4}}) avutesi entro l'intervallo temporale e la popolazione media dell'intervallo. Entrambi i quozienti concorrono a definire la frequenza (diffusione) di una malattia, con risultati che possono però differire, anche sensibilmente, soprattutto nel caso di malattie ''esogene'' (cfr. {{RefNumber|42|4|2}}*) non immunizzanti, potendo, entro il periodo di tempo prescelto, più casi di malattia riferirsi ad un medesimo individuo. Nella pratica, il ricorso all'uno o all'altro quoziente è quasi sempre dovuto alla particolarità delle rilevazioni (cioè alla possibilità di ottenere l'uno o l'altro dei dati da porsi a numeratore del rapporto). Un altro indice della frequenza delle malattie è dato dalla {{TextTerm|proporzione di malati|3}} in una popolazione, ad un dato momento. Si calcola anche la {{TextTerm|durata media dei casi di malattia|4}}, la quale, come il {{TextTerm|numero medio di giornate di malattia|5}} per individuo del gruppo studiato, durante un certo lasso di tempo, serve a precisare quantitativamente il grado di {{TextTerm|inabilità|6}} o di {{TextTerm|invalidità|6}}, che la malattia comporta. Ed ancora, si misura la gravità di una malattia a mezzo di {{TextTerm|quozienti di letalità|7}}, che esprimono la frequenza di casi terminanti con la morte con riferimento, o al numero di malati di una data malattia, o al numero di manifestazioni della medesima, in un lasso di tempo convenientemente scelto. Calcolo, questo, che presenta ovvie difficoltà per le malattie a lungo decorso, anche prescindendo da questioni di ''completezza'' ({{RefNumber|20|2|4}}) dei dati statistici sulla morbosità.
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I principali {{TextTerm|indici di morbosità|1}} (cf. {{RefNumber|42|0|1}}) si possono riferire sia alla frequenza delle malattie, che alla loro durata e gravità. Questi {{NonRefTerm|indici}} ({{RefNumber|13|2|4}}) possono essere calcolati per singola {{NonRefTerm|malattia}} ({{RefNumber|42|0|2}}), o per l'insieme delle malattie. Per analogia con il {{NonRefTerm|tasso di mortalità}} ({{RefNumber|40|1|2}}), è detto {{TextTerm|tasso di morbosità|2}} il rapporto tra i nuovi {{NonRefTerm|casi di malattia}} ({{RefNumber|42|0|5}}) osservati in una data popolazione in un definito intervallo di tempo, e la popolazione media dell’intervallo considerato. Un altro indicatore di frequenza della morbosità è costituito dalla {{TextTerm|proporzione di malati|3}} in un dato momento nel gruppo considerato. Non si confonda la {{TextTerm|durata media dei casi di malattia|4}} con il {{TextTerm|numero medio di giornate di malattia|5}}; nel primo indice, il numero totale dei giorni di malattia è rapportato al numero totale di casi, nel secondo alla popolazione media dell’anno. La gravità di una malattia può essere misurata tramite il {{TextTerm|tasso di letalità|6}}, o {{TextTerm|tasso di mortalità clinica|6}}, che esprime la frequenza dei {{NonRefTerm|decessi}} ({{RefNumber|40|1|3}}) tra i malati, o più precisamente la proporzione, tra i casi di manifestazione di una data malattia, di quelli terminanti con la morte.  
{{Note|2| Si parla di {{NoteTerm|quoziente di morbosità generale}} quando si prendono in considerazione tutte le malattie e di {{NoteTerm|quozienti di morbosità specifici per malattia}} con riferimento ad una sola. }}<br />{{NoteTerm|Per}} designare il rapporto fra il numero di ''casi di malattia'' rilevati in un certo periodo ed il numero di persone che sono cadute ammalate nello stesso periodo qualcuno ha introdotto la dizione {{NoteTerm|indice di labilità alle malattie}}.
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{{Note|4| Sono generalmente comprese nel calcolo solo le malattie di durata superiore ad un certo {{NoteTerm|periodo di carenza}}, introdotto nel sistema delle assicurazioni per evitare l’indennizzo di {{NonRefTerm|incapacità}} (cf. § {{RefNumber|42|6|}}) di durata molto breve.}}
{{Note|5| L'espressione {{NoteTerm|coefficiente di morbilità}} è invalsa per designare particolarmente un rapporto fra il numero complessivo delle giornate di malattie rilevate durante un periodo ed il numero di esposti al rischio di malattia, per classe d'età.}}
 
{{Note|6| {{NoteTerm|inabilità}}, s.f. — {{NoteTerm|inabile}}, agg., ff. s. {{NoteTerm|invalidità}}, s.f. — {{NoteTerm|invalido}}, agg., ff. s.m.}}<br />Non è del tutto precisata la distinzione che la letteratura scientifica (demografica, giuridica, ecc.) ed il linguaggio corrente fanno fra un ''inabile'' ed un ''invalido.'' Il primo vocabolo dovrebbe esprimere un concetto più generico, sembra, e riferirsi al fatto fisico di una ridotta attitudine al lavoro (cfr. {{RefNumber|35|8|7}}); il secondo, invece, dovrebbe piuttosto riferirsi ad una capacità di guadagno ridotta, in modo permanente, in una misura che la legge s'incarica di stabilire, e quindi sottolinea piuttosto una relazione di natura economica fra l'individuo e la società.
 
{{Note|7| {{NoteTerm|letalità}}, s.f. — {{NoteTerm|letale}}, agg. }}
 
  
 
{{SummaryShort}}
 
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{{OtherLanguages|42}}
 
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Versione delle 13:03, 2 apr 2008


Limiti di responsabilità : Le definizioni contenute nel Dizionario sono largamente condivise tra gli studiosi di demografia e non impegnano in alcun modo la responsabilità delle Nazioni Unite.

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Introduzione a Demopædia
Istruzioni per l'uso
Prefazione
Avvertenza alla versione stampata
Indice
Capitoli : 1. Generalità (indice del primo capitolo, sezioni : 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16)
2. Elaborazione delle statistiche demografiche (indice del secondo capitolo, sezioni : 20, 21, 22, 23)
3. Stato della popolazione (indice del terzo capitolo, sezioni : 30,31, 32 | 33 | 34 | 35)
4. Mortalità e morbosità (indice del quarto capitolo, sezioni : 40, 41, 42, 43)
5. Nuzialità (indice del quinto capitolo, sezioni : 50 | 51 | 52)
6. Fecondità e fertilità (indice del sesto capitolo, sezioni : 60, 61, 62, 63)
7. Movimento generale della popolazione e riproduttività (indice del settimo capitolo, sezioni : 70, 71, 72, 73)
8. Migrazioni (indice dell'ottavo capitolo, sezioni : 80, 81)
9. Demografia e problemi economico-sociali indice del nono capitolo, sezioni : 90, 91, 92, 93)



420

Si studia sotto il nome di morbosità 1 l’azione della malattia 2 sulle popolazioni e si distingue l’incidenza della morbosità 3 dalla prevalenza 4 della stessa a seconda che si presti attenzione ai nuovi casi di malattia 5 o alla proporzione di malati (425-3). L’elaborazione delle statistiche della morbosità 6 è complicata dall’assenza di demarcazione netta tra lo stato di malattia 7 e la buona salute. La nosologia 8 e la nosografia 9 consentono di definire e di classificare le malattie.

  • 2. malattia, s.f. - malato, agg. e s.m. — ammalarsi, v.r. — ammalato, agg.
    Come antonimo di salute, il termine malattia si impiega esclusivamente al singolare; lo stesso ammette al contrario l’uso del plurale quando designa un particolare processo morboso o affezione.

421

La denominazione generica statistiche sanitarie 1 riveste un significato più largo rispetto alle statistiche della morbosità e si riferisce all’insieme delle statistiche riguardanti la salute della popolazione. Queste comprendono generalmente le statistiche della mortalità per causa 2. La classificazione dei decessi secondo la causa di morte 3 è complicata dall’esistenza, accanto alle cause uniche di morte 4, di cause multiple di morte 5, o cause congiunte di morte 5. In quest’ultimo caso è possibile distinguere : sia la causa immediata di morte 6, o causa terminale di morte 6, e le cause concomitanti di morte(7) ; sia la causa iniziale 8, o causa principale 8, e le concause di morte 9, o cause secondarie di morte 9. I tassi di mortalità per causa 10 sono spesso espressi per 1000 (sottinteso: abitanti). Si considera anche la quota dei decessi per causa 11, sul totale dei decessi per tutte le cause.

422

La morte o l’incapacità (cf. 426-2) possono essere la conseguenza, oltre che di una malattia (420-2), di traumatismi 1, o ferite 1, o ancora di intossicazioni 2, o avvelenamenti 2. I traumatismi e le intossicazioni possono essere ascrivibili a meri accidenti 3 o a violenze 4. Tra queste ultime si distinguono i suicidi 5 ed i tentati suicidi 5 da una parte, e gli omicidi volontari, le lesioni personali volontarie 6 e gli avvelenamenti criminosi 6 dall’altra. Generalmente, una classificazione distinta è riservata alle morti per cause belliche 7 ed alle ferite per cause belliche 7 .

  • 1. ferita, s.f. — ferito, agg. e s.m. — ferire, v.t.
  • 3. L'espressione morte per accidente è da preferirsi a quella di morte accidentale, che è piuttosto da contrapporsi a morte naturale, imputabile — cioè — a malattia o senilità (424-7).
  • 4. Si noti che l'espressione morte violenta comprende anche le morti dovute ad accidenti.
  • 6. L'omicidio involontario — ed in particolare l'omicidio colposo — di solito viene considerato come un accidente.

423

Viene definita endemica 1 una malattia che incide con continuità sulla popolazione di un determinato territorio, al contrario dell’epidemia 2 che si diffonde per poi estinguersi dopo una durata più o meno lunga; quando un’epidemia si diffonde in molti paesi si definisce pandemia 3. A talune malattie trasmissibili 4 è dedicata particolare attenzione, data la loro capacità di rapida propagazione; esse sono le cosiddette malattie epidemiche, le quali costituiscono oggetto di rilevazione speciale ai fini della formazione di statistiche epidemiologiche 6. Tale rilevazione viene agevolata dal fatto che in numerosi Paesi la maggior parte di dette malattie è stata inclusa in un elenco di malattie soggette a denuncia obbligatoria 7. Dal punto di vista dell’abituale evoluzione delle specifiche malattie si fa talora distinzione tra malattie croniche 8, ad evoluzione lenta, e malattie acute 9, a rapida evoluzione.

  • 1. Endemia, s.f. - endemico, agg.
  • 4. Le espressioni malattie trasmissibili, malattie contagiose e malattie infettive non costituiscono sinonimi. La denominazione di malattie contagiose non si applica che alle malattie suscettibili di trasmissione diretta da uomo a uomo: così la malaria, malattia trasmissibile, non è considerata contagiosa. D'altra parte, certe malattie infettive, come la febbre puerperale, non possono propriamente essere considerate come malattie trasmissibili.
  • 6. Epidemiologico, agg. — epidemiologia, s.f. : il significato di quest’ultimo termine si è notevolmente esteso; include attualmente lo studio delle relazioni di un fenomeno biologico o medico con diversi fattori, il tabacco, per esempio,nell’epidemiologia del tumore al polmone.
  • 7. Alcune legislazioni prevedono anche malattie soggette a denuncia facoltativa.

424

Taluni aspetti della mortalità presentano un interesse particolare per il demografo : la mortalità endogena 1 che deriva dal patrimonio genetico dell’individuo, da malformazioni congenite 2, da traumatismi collegati con il parto o dalla degenerazione biologica legata all’invecchiamento dell’organismo; la mortalità esogena 3 che, al contrario, deriva da cause esterne, quali le malattie infettive (423-4 ) ed i traumatismi accidentali, ad eccezione dei traumatismi legati al parto. Particolare attenzione è dedicata all’insieme delle malattie e traumatismi legati alla gravidanza (602-5), al parto (603-4) ed allo stato puerperale 4. Questo gruppo di malattie e traumatismi è all’origine della cosiddetta mortalità materna 5; lo studio di quest’ultima fa ricorso ai tassi di mortalità materna 6, ottenuti rapportando i casi di mortalità materna in un dato anno al numero di parti o di nati nello stesso anno. Attenzione particolare è dedicata anche alla senilità 7, pur se indirettamente, poichè l’eccessiva frequenza dei decessi attribuiti a questa causa di morte può essere considerata indicativa di scarsa accuratezza della rilevazione e della classificazione dei decessi secondo le cause.

  • 1 e 3. Questa distinzione tra mortalità endogena ed esogena è utilizzata nell’analisi della mortalità infantile (410-1), scomponibile in mortalità infantile endogena e mortalità infantile esogena.
  • 4. L’espressione mortalità puerperale designa la mortalità nel periodo puerperale, cioè il periodo di allattamento successivo al parto.
  • 7. Senilità, s.f. : indebolimento dovuto alla vecchiaia (324-6) - senile, agg. : che si riferisce alla vecchiaia.

425

I principali indici di morbosità 1 (cf. 420-1) si possono riferire sia alla frequenza delle malattie, che alla loro durata e gravità. Questi indici (132-4) possono essere calcolati per singola malattia (420-2), o per l'insieme delle malattie. Per analogia con il tasso di mortalità (401-2), è detto tasso di morbosità 2 il rapporto tra i nuovi casi di malattia (420-5) osservati in una data popolazione in un definito intervallo di tempo, e la popolazione media dell’intervallo considerato. Un altro indicatore di frequenza della morbosità è costituito dalla proporzione di malati 3 in un dato momento nel gruppo considerato. Non si confonda la durata media dei casi di malattia 4 con il numero medio di giornate di malattia 5; nel primo indice, il numero totale dei giorni di malattia è rapportato al numero totale di casi, nel secondo alla popolazione media dell’anno. La gravità di una malattia può essere misurata tramite il tasso di letalità 6, o tasso di mortalità clinica 6, che esprime la frequenza dei decessi (401-3) tra i malati, o più precisamente la proporzione, tra i casi di manifestazione di una data malattia, di quelli terminanti con la morte.

  • 4. Sono generalmente comprese nel calcolo solo le malattie di durata superiore ad un certo periodo di carenza, introdotto nel sistema delle assicurazioni per evitare l’indennizzo di incapacità (cf. § 426-) di durata molto breve.


Introduzione | Istruzioni per l'uso | Prefazione | Avvertenza alla versione stampata | Indice
Capitolo | Generalità indice 1 | Elaborazione delle statistiche demografiche indice 2 | Stato della popolazione indice 3 | Mortalità e morbosità indice 4 | Nuzialità indice 5 | Fecondità e fertilità indice 6 | Movimento generale della popolazione e riproduttività indice 7 | Migrazioni indice 8 | Demografia e problemi economico-sociali indice 9
Sezione | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 20 | 21 | 22 | 23 | 30 | 31 | 32 | 33 | 34 | 35 | 40 | 41 | 42 | 43 | 50 | 51 | 52 | 60 | 61 | 62 | 63 | 70 | 71 | 72 | 73 | 80 | 81 | 90 | 91 | 92 | 93