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Dizionario demografico multilingue (seconda edizione armonizzata, volume italiano)

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Dizionario demografico multilingue (seconda edizione unificata, volume italiano)
(143: sost. sez 143 B.C. con trad.II ed.francese)
(144: sost. sez. 144 B.C. con trad.II ed.francese)
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La disposizione di una ''popolazione'' ({{RefNumber|10|1|2}}) di ''unità statistiche'' ({{RefNumber|11|0|1}}) in ''classi'' ({{RefNumber|13|0|8}}) secondo le modalità di un certo ''carattere'' (cfr. 131) permette di studiare la {{TextTerm|distribuzione|l}} di quel carattere nella popolazione in parola. Il numero di casi che rientrano in u na data classe prende nome di {{TextTerm|frequenza della classe|2}}; il rapporto di questo numero alla popolazione complessiva costituisce la {{TextTerm|frequenza relativa|3}}, mentre {{TextTerm|frequenza assoluta|2}} è sinonimo di ''frequenza della classe.'' Il termine ''distribuzione'' sopra visto ha vari sinonimi, di uso altrettanto frequente in demografia, come {{TextTerm|composizione|4}}, {{TextTerm|struttura|4}}, {{TextTerm|ripartizione|4}} (più raramente) secondo questo o quel carattere (cfr., ad esempio, {{RefNumber|32|5|6}}).
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La ripartizione di una popolazione ({{RefNumber|10|1|3}}) di unità statistiche in {{NonRefTerm|classi}} ({{RefNumber|13|0|8}}) secondo le modalità di un certo carattere, permette di studiare la {{TextTerm|distribuzione|l}} di quel carattere nella popolazione in parola.  
{{Note|2| Taluni usano il termine {{NoteTerm|frequenza}} (della classe) in senso generico, per indicare tanto la ''frequenza assoluta'' quanto la ''frequenza relativa'' ({{RefNumber|14|4|3}}), altri ancora per designare specificamente la frequenza relativa. Quello indicato nel testo sembra essere l'uso più comune. Quando si tratta del rapporto fra il numero di casi ricadenti in una data classe e la popolazione complessiva, l'uso prevalente aggiunge la qualifica ''relativa'' al termine frequenza.}}
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Il rapporto del {{TextTerm|numero di casi che rientrano in una classe|2}} alla popolazione complessiva costituisce la {{TextTerm|frequenza relativa|3}}, mentre l’espressione {{TextTerm|frequenza assoluta|2}} indica il numero di casi che rientrano in una classe. Il termine distribuzione è poco utilizzato in demografia: si preferisce parlare di {{TextTerm|ripartizione|4}} della popolazione in categorie (cf. {{RefNumber|32|0|1}} ) secondo questo o quel carattere, o della sua {{NonRefTerm|struttura}} ({{RefNumber|10|1|2}}), o {{TextTerm|composizione|4}}, in generale o con riferimento ad un determinato carattere.
{{Note|4| Si può {{NoteTerm|ripartire}} (v.t.) il contenuto d'una ''classe'' fra le altre, ad esempio, nel caso degli ''ignoti'' ({{RefNumber|23|0|8}}), come pure si può {{NoteTerm|raggnippare}} (v.t. — {{NoteTerm|raggruppamento}}, s.m.) in una sola il contenuto di più classi. }}
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{{Note|4| I termini ripartizione, maggiormente utilizzato, classificazione, pressoché equivalente ma meno usato, composizione, struttura, sono spesso utilizzati indifferentemente, con un complemento preceduto dalla preposizione per. Dopo il termine classificazione il termine che segue la preposizione per dovrebbe essere al plurale; analogamente per il termine ripartizione. L’uso del singolare è tuttavia diffuso, senza dubbio perché questo viene impiegato negli altri casi. I termini struttura e composizione, si impiegano normalmente senza complemento: si dice, per esempio, che la demografia studia le popolazioni sotto il duplice aspetto della numerosità e della struttura, dove quest’ultimo termine ingloba tutte le possibili ripartizioni.}}
  
 
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Versione delle 15:25, 21 gen 2008


Limiti di responsabilità : Le definizioni contenute nel Dizionario sono largamente condivise tra gli studiosi di demografia e non impegnano in alcun modo la responsabilità delle Nazioni Unite.

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Introduzione a Demopædia
Istruzioni per l'uso
Prefazione
Avvertenza alla versione stampata
Indice
Capitoli : 1. Generalità (indice del primo capitolo, sezioni : 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16)
2. Elaborazione delle statistiche demografiche (indice del secondo capitolo, sezioni : 20, 21, 22, 23)
3. Stato della popolazione (indice del terzo capitolo, sezioni : 30,31, 32 | 33 | 34 | 35)
4. Mortalità e morbosità (indice del quarto capitolo, sezioni : 40, 41, 42, 43)
5. Nuzialità (indice del quinto capitolo, sezioni : 50 | 51 | 52)
6. Fecondità e fertilità (indice del sesto capitolo, sezioni : 60, 61, 62, 63)
7. Movimento generale della popolazione e riproduttività (indice del settimo capitolo, sezioni : 70, 71, 72, 73)
8. Migrazioni (indice dell'ottavo capitolo, sezioni : 80, 81)
9. Demografia e problemi economico-sociali indice del nono capitolo, sezioni : 90, 91, 92, 93)



140

La media 1 di uso più frequente in demografia è la media aritmetica 2 : è a questa che ci si riferisce quando si parla semplicemente di media senza altra precisazione. Essa si ottiene dividendo la somma dei valori osservati per il numero delle osservazioni fatte. Quando tutti i valori osservati sono positivi, si utilizza talvolta la media geometrica 3, definita cometa radice n.ma del prodotto di n valori osservati. È detta media ponderata 4 une media ottenuta dopo aver attribuito ad ogni osservazione dei coefficiente di ponderazione 5, o pesi 5, particolari. La mediana 6 è il valore che occupa il posto centrale in un insieme 7 ordinato di valori. La moda 8 è il valore che appare il maggior numero di volte in una successione di valori osservati.

  • 1. Media, s.f. - medio, agg. 4. Ponderare, v.t. - ponderazione, s.f.
  • 6. Mediana, s.f. - mediano, agg.
  • 8. Moda, s.f. - modale, agg.

141

Si studia sotto il nome di dispersione 1 o variabilità 1 di un insieme di osservazioni, il modo in cui queste differiscono le una dalle altre. Una delle nozioni fondamentali in materia è quella di scarto 2, o scostamento 2, che designa la differenza tra due valori. Lo scarto può essere misurato fra valori osservati presi a due a due o fra ciscuno di questi ed un altro valore: la loro media (140-1 ), per esempio. Faremo qui menzione solo dei più comuni indici di variabilità 3, o indici di dispersione 3 (cf. 132-4). Si chiama campo di variazione 4 la differenza fra il massimo e il minimo valore osservato. La differenza interquartile 5, che è data dalla differenza tra il 3° e il 1° quartile (142-2), abbraccia una metà delle osservazioni. Si considera talvolta la semi-differenza interquartile 6. Lo scarto semplice medio 7, o scostamento semplice medio dalla media aritmetica 7 è dato dalla media aritmetica (140-2) dei valori assoluti degli scarti fra valori osservati e la loro media aritmetica. La varianza 8 è la media aritmetica dei quadrati degli scarti fra i valori osservati e la loro media aritmetica. Lo scostamento quadratico medio 9, o scarto quadratico medio 9, è la radice quadrata della varianza.

142

In un insieme ordinato di valori, crescenti o decrescenti, quei valori che lasciano frazioni date delle osservazioni al di sotto, o al di sopra, possono servire a costruire degli indici di dispersione (141-3), detti genericamente quantili 1. Fra questi, si possono citare la mediana (140-6), i quartili 2, i decili 3 ed i centili 4, che ripartiscono l'insieme dei valori ordinati secondo la grandezza rispettivamente in due, quattro, dieci, cento sottoinsiemi successivi, ognuno contenente un egual numero di valori osservati.

143

Una grandezza è detta continua 1 in un certo intervallo, se può assumere tutti i valori dell’intervallo; nel caso contrario è detta discontinua 2 nell’intervallo considerato. Spesso in demografìa si ha a che fare con variabili (131-5) le quali possono assumere solo valori isolati: si dice allora che tali valori formano un insieme discreto 3 e che la variabile corrispondente è discreta 3

  • 1. continuo, agg. — continuità, s.f.
  • 2. discontinuo, agg. — discontinuità, s.f.

144

La ripartizione di una popolazione (101-3) di unità statistiche in classi (130-8) secondo le modalità di un certo carattere, permette di studiare la distribuzione l di quel carattere nella popolazione in parola. Il rapporto del numero di casi che rientrano in una classe 2 alla popolazione complessiva costituisce la frequenza relativa 3, mentre l’espressione frequenza assoluta 2 indica il numero di casi che rientrano in una classe. Il termine distribuzione è poco utilizzato in demografia: si preferisce parlare di ripartizione 4 della popolazione in categorie (cf. 320-1 ) secondo questo o quel carattere, o della sua struttura (101-2), o composizione 4, in generale o con riferimento ad un determinato carattere.

  • 4. I termini ripartizione, maggiormente utilizzato, classificazione, pressoché equivalente ma meno usato, composizione, struttura, sono spesso utilizzati indifferentemente, con un complemento preceduto dalla preposizione per. Dopo il termine classificazione il termine che segue la preposizione per dovrebbe essere al plurale; analogamente per il termine ripartizione. L’uso del singolare è tuttavia diffuso, senza dubbio perché questo viene impiegato negli altri casi. I termini struttura e composizione, si impiegano normalmente senza complemento: si dice, per esempio, che la demografia studia le popolazioni sotto il duplice aspetto della numerosità e della struttura, dove quest’ultimo termine ingloba tutte le possibili ripartizioni.


Introduzione | Istruzioni per l'uso | Prefazione | Avvertenza alla versione stampata | Indice
Capitolo | Generalità indice 1 | Elaborazione delle statistiche demografiche indice 2 | Stato della popolazione indice 3 | Mortalità e morbosità indice 4 | Nuzialità indice 5 | Fecondità e fertilità indice 6 | Movimento generale della popolazione e riproduttività indice 7 | Migrazioni indice 8 | Demografia e problemi economico-sociali indice 9
Sezione | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 20 | 21 | 22 | 23 | 30 | 31 | 32 | 33 | 34 | 35 | 40 | 41 | 42 | 43 | 50 | 51 | 52 | 60 | 61 | 62 | 63 | 70 | 71 | 72 | 73 | 80 | 81 | 90 | 91 | 92 | 93