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Versione delle 11:18, 30 apr 2008


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Introduzione a Demopædia
Istruzioni per l'uso
Prefazione
Avvertenza alla versione stampata
Indice
Capitoli : 1. Generalità (indice del primo capitolo, sezioni : 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16)
2. Elaborazione delle statistiche demografiche (indice del secondo capitolo, sezioni : 20, 21, 22, 23)
3. Stato della popolazione (indice del terzo capitolo, sezioni : 30,31, 32 | 33 | 34 | 35)
4. Mortalità e morbosità (indice del quarto capitolo, sezioni : 40, 41, 42, 43)
5. Nuzialità (indice del quinto capitolo, sezioni : 50 | 51 | 52)
6. Fecondità e fertilità (indice del sesto capitolo, sezioni : 60, 61, 62, 63)
7. Movimento generale della popolazione e riproduttività (indice del settimo capitolo, sezioni : 70, 71, 72, 73)
8. Migrazioni (indice dell'ottavo capitolo, sezioni : 80, 81)
9. Demografia e problemi economico-sociali indice del nono capitolo, sezioni : 90, 91, 92, 93)



810

Quando un gruppo di immigrati (802-8) originari di uno stesso luogo, giunti nel luogo di destinazione (801-5*), vi si mantengono uniti, conservando l'essenziale dei loro usi e costumi, si dice che essi costituiscono una colonia 1. Il sorgere di colonie siffatte in territori già abitati dà origine a problemi di coesistenza 2 fra i vecchi ed i nuovi abitanti. Questi possono risolversi in una fusione 3 delle diverse popolazioni, per la scomparsa di ogni sensibile differenza tra le medesime, o nell’integrazione 4 di una popolazione nell'altra. Vi è invece segregazione 5, o isolamento 5, allorchè più popolazioni, che vivono l'una accanto all'altra sul medesimo territorio, rimangono separate da barriere sociali o legali.

  • 1. colonia, s.f. — colonizzare, v.t.: formare una colonia — colonizzazione,
    s.f.: il colonizzare — colono, s.m.: membro di una colonia.
    Per colonizzazione interna s'intende la formazione di colonie, entro i confini di uno Stato, da parte di gruppi di cittadini del medesimo che si spostano.
  • 2. coesistenza, s.f. — coesistere, v.i.
  • 5. Nei casi estremi, il conflitto fra popolazioni diverse può portare allo sterminio (genocidio) di una popolazione da parte di un'altra. sterminio, s.m. — sterminare, v.t.

811

La politica migratoria 1 degli Stati costituisce un aspetto della loro politica demografica (105-2). Le leggi sull'immigrazione 2 sono spesso di natura restrittiva, e volentieri mirano ad attuare, in varie forme, un'immigrazione selezionata 3, la quale preveda — cioè — una accettazione limitata a solo quei candidati che siano dotati di alcune, o privi di altre, caratteristiche determinate. In alcuni Paesi viene adottato il contingentamento per quote 4, col quale si fissa la frazione di immigranti, sul totale prefissato per un dato periodo, che possono appartenere ad una specifica categoria. In particolare, il sistema viene seguito per proporzionare i nuovi flussi di immigranti delle varie provenienze alla composizione degli abitanti del luogo di destinazione (801-5*), ad una certa data, secondo la loro nazionalità d'origine 5. I provvedimenti intesi ad ottenere una ridistribuzione della popolazione 6 di un dato Paese, mediante le migrazioni interne (803-1 ), costituiscono pure un mezzo per attuare politiche demografiche particolari.

  • 3. selezionato, agg. — selezione, s.f. — selezionare, v.t.
    La selezione degli immigranti attua una vera e propria scelta discriminatoria fra i candidati all'immigrazione.

812

Si chiamano statistiche migratorie 1 o statistiche delle migrazioni 1, le statistiche che si effettuano per misurare i movimenti migratori 2 relativi alla popolazione di un certo territorio. Le statistiche migratorie più esaurienti si ottengono a partire dalle anagrafi (213-1) nei casi in cui si registrano correttamente le dichiarazioni di cambio di residenza (213-5). In tal modo si possono individuare allo stesso tempo le migrazioni interne (803-1) al paese e le migrazioni internazionali (803-2); tuttavia la rilevazione delle prime avviene in maniera più precisa di quella delle seconde. Nei numerosi paesi privi di anagrafe, un certo numero di schede (213-3*), spesso non esaurienti, servono a dei fini più specifici. Citiamo le schede elettorali 3, le schede della previdenza sociale 4, le schede dei contribuenti 5, le schede degli alloggi 6 che possono, nel caso, fornire le statistiche migratorie interne al paese. Per le migrazioni internazionali, lo spoglio delle liste dei passeggeri 7 delle navi e degli aerei dà informazioni sugli spostamenti (801-2) che si fanno per via marittima o aerea. L’osservazione degli spostamenti che si effettuano per via terrestre è molto più delicata, soprattutto nelle regioni in cui esistono molti frontalieri (803-2*). In tutti i modi, è opportuno prendere speciali precauzioni per distinguere le migrazioni (801-3) dagli spostamenti di semplici viaggiatori 8, e per classificare i transiti (801-11) a parte, per poter escluderli dalla migrazione. Se necessario il numero di visti d’ingresso 9, di permessi di soggiorno 10 o di autorizzazioni di lavoro 11 rilasciati agli stranieri (330-2) forniscono indicazioni sulle loro migrazioni.

  • 9. I visti di uscita che i cittadini di alcuni Stati devono ottenere per poter recarsi all’estero possono essere una fonte d’informazione sulle migrazioni di questi cittadini.

813

La conoscenza, attraverso censimenti (202-1*) o indagini (203-4), dei migranti (802-4) e delle loro caratteristiche permette di realizzare delle statistiche sui migranti 1, delle statistiche sugli immigrati 2 o delle statistiche sugli emigrati 2, e delle statistiche sul luogo di nascita 3, a seconda delle domande che sono state poste. Attraverso queste domande si viene a conoscenza del numero di emigranti (802-5) e emigrati (802-9) relativi al paese in cui le informazioni sono state raccolte; non si conosce quindi il numero di emigranti e di emigrati internazionali (cf. § 803-); il numero di immigranti (802-6) e di immigrati (802-8) è noto indipendemente dal loro paese di origine.

  • 2. Può capitare che si chieda soltanto la data di arrivo nella residenza attuale (802-3) o soltanto la residenza precedente (802-2); la prima fornisce statistiche sulla durata di presenza (801-8) nella residenza attuale, la seconda fornisce statistiche sulla residenza precedente.

814

Quando non si può stimare la migrazione in maniera diretta si procede al calcolo della migrazione netta (805-2). Essa si ottiene come residuo 1: il cambiamento della popolazione fra due date è confrontato con quello dovuto all’incremento naturale (701-7); la differenza è data dalla migrazione. Ad esempio, il metodo del movimento naturale 2, consiste nel calcolare la differenza tra l’incremento totale della popolazione (cfr. 701-1) tra due censimenti (202-1*) e l’incremento naturale (701-7), nel periodo intercensuario. Se non si conosce il numero di decessi (401-3) della zona considerata, essi si possono stimare grazie ai coefficienti di sopravvivenza (431-7*) desunti dalle tavole di mortalità (432-1 ) o dai censimenti. Il metodo dei coefficienti di sopravvivenza 3 consente quindi, comparando la popolazione stimata con la popolazione effettiva, di stimare la migrazione netta della zona. La migrazione netta può essere anche stimata servendosi delle statistiche sul luogo di nascita (813-3).

  • 2. Questo calcolo presuppone che le differenze tra le omissioni (230-3) e i conteggi ripetuti (230-5) calcolate per i due censimenti siano uguali.

815

La denominazione generica tasso migratorio 1 include tutti i tassi volti a misurare la frequenza delle migrazioni (801-3) in una popolazione. In assenza di indicazioni contrarie, con l’espressione tasso migratorio deve interdersi il tasso migratorio annuo 2. Questo tasso si ottiene dal rapporto tra le migrazioni annue registrate in media durante un certo periodo, e la popolazione media (401-5) nel corso del periodo. Allo stesso modo si calcola il tasso annuo di migrazione netta 3 e il tasso annuo di migrazione totale 4: esso è il rapporto tra le migrazioni nette (805-2) o le migrazioni totali (805-8) e la popolazione media. L’indice di compensazione 5, compreso tra zero e uno, è il rapporto tra il valore assoluto della migrazione netta di una zona e la relativa migrazione totale: se è pari ad uno, la migrazione della zona è a senso unico, se è pari a zero, le entrate compensano esattamente le uscite.

  • 2. Questo tasso può essere calcolato utilizzando in alternativa al denominatore: la popolazione (101-7) all’inizio o alla fine del periodo, il numero medio di anni vissuti dalla popolazione della zona.

816

Se si lavora sul numero dei migranti (802-4) durante un periodo, si calcola la proporzione di migranti 1 che è data dal rapporto tra questo numero e le popolazioni di cui essi fanno parte, come emigranti (802-5) o come immigranti (802-6). La proporzione di emigranti 2 di una zona si ottiene dividendo il numero di emigranti che ne provengono per la popolazione che vi risiedeva all’inizio del periodo e che sopravvive alla fine del periodo. Quest’indice può essere usato nelle previsioni demografiche (720-2) con migrazioni (801-3). In maniera speculare, la proporzione d’immigranti 3 si calcola dividendo il numero di immigranti verso una zona per la popolazione di quest’ultima alla fine del periodo. In questo caso, il denominatore non corrisponde alla popolazione sottoposta al rischio di migrazione, e ciò rende poco interessante quest’indice. Allo stesso modo, utilizzando i dati sugli immigrati (802-8) e sulla loro provenienza, si può calcolare la proporzione d’immigrati 4 in una zona dividendo il loro numero per quello dei censiti (204-1) di questa zona. La proporzione di emigrati 5 di una zona si ottiene dividendo il loro numero per quello dei censiti che provengono da questa zona o che non l’hanno mai lasciata. Quando si conoscono alcune caratteristiche dei migranti, come l’età (322-1), la professione (352-2), il grado d'istruzione (342-1), si distinguono i migranti che hanno una certa caratteristica dall’insieme dei migranti grazie ad indici differenziali 6. Per definirli, si divide in primo luogo la proporzione di migranti nella popolazione che hanno la caratteristica analizzata per la proporzione di migranti nell’insieme della popolazione; in seguito si sottrae all’unità l’indice così ottenuto. Se la popolazione studiata ha lo stesso comportamento migratorio dell’insieme, il suo indice differenziale è pari a zero. Se si lavora sulla popolazione del luogo di origine (801-4) e gli emigranti di questo luogo o sulla popolazione del luogo di destinazione (801-5) e gli immigranti verso questo luogo, si parla di migrazione selettiva 7 o di migrazione differenziale 8 .

  • 3. La popolazione sottoposta al rischio d’immigrazione (803-4) verso la zona è la popolazione del resto del mondo, o del resto del paese per le migrazioni interne (803-1): l’utilizzo di un tale denominatore è senza interesse.
  • 4. e 5. Questi indici hanno il difetto di non considerare un periodo definito, a differenza degli indici 2 e 3. Si elimina questo inconveniente conservando soltanto gli immigrati arrivati da poco (per esempio un anno) nel luogo del censimento.
  • 6. Si calcolano anche degli indici differenziali rispetto ai sedentari (817-3); essi sono poco soddisfacenti, poiché molto sensibili alla ripartizione geografica usata per definire i migranti.

817

Se si seguono le migrazione successive di un individuo servendosi dei registri di popolazione (213-1) o d’indagini retrospettive (203-8), si può realizzare un’analisi longitudinale delle migrazioni 1. Si calcolano in primo luogo i quozienti di prima migrazione 2 definiti come la parte dei sedentari 3 che raggiungono l’età x, destinati a fare una prima migrazione prima di aver raggiunto l’età x+1, non considerando la mortalità (401-1). A partire da questi quozienti, si può calcolare la proporzione di persone sedentarie ad ogni età, che costituisce una tavola di sedentarietà 4. Associando una tavola di sopravvivenza (432-3) con una tavola di sedentarietà, si ottiene una tavola di sopravvivenza dei sedentari 5, a doppia estinzione (cfr. 153-4). Allo stesso modo si definiscono i quozienti di migrazione per ordine 6 e si calcolano le proporzioni di personne che hanno fatto una migrazione di un certo ordine, che non hanno migrato di nuovo durante quel periodo. Infine si definisco i tassi migratori di tutti gli ordini 7 come il rapporto tra il numero annuo di migrazioni e la popolazione media (135-6) della coorte (116-2) nel corso dell’anno. La somma dei tassi migratori di tutti gli ordini fino ad una certa data, fornisce il numero medio di migrazioni 8 fatte dalla coorte fino a questa data, in assenza di mortalità. Associando una tavola di sopravvivenza alla tavola di migrazione di tutti gli ordini 9, si calcola il numero medio di migrazioni rimanenti al di là di una certa età, tenuto conto della mortalità.

818

Una misura usata di frequente nello studio dei migranti (802-4) tra due zone durante un certo periodo, è l’indice d’intensità migratoria 1; esso si ottiene dividendo il numero di migranti dalla zona A verso la zona B, per il prodotto del numero di abitanti di B alla fine del periodo e il numero di abitanti di A all’inizio del periodo che sono ancora in vita alla fine del periodo. Dividendo quest’indice per il rapporto tra il numero totale di migranti e il quadrato della popolazione del paese, si ottiene l’indice d’intensità relativa 2 o indice di preferenza 2. Se al denominatore si considera soltanto la corrente netta (805-9), si ottiene un indice d’intensità netta 3. L’indice di equilibrio delle correnti migratorie 4 si ottiene dividendo il valore assoluto della corrente netta per la corrente totale (805-10).

  • 1. Questo indice può essere interpretato come la probabilità che due individui viventi alla fine del periodo e selezionati casualmente, uno residente nella zona A all’inizio del periodo e l’altro tra coloro residenti in B alla fine del periodo, siano identici. A seconda dei dati disponibili il denominatore può cambiare.

819

Esistono due categorie di modelli migratori 1. La prima mette in relazione le correnti (cfr. § 803-) tra due zone con variabili sociali, economiche o demografiche. Queste variabili sono spesso classificate come push factors 2 quando esse implicano la repulsione 2 dalla zona di origine (cfr. 801-4), e come pull factors 3, risultanti dall’attrazione 3 verso la zona di destinazione (cfr. 801-5), e come ostacoli intermedi 4 fra le due zone. I modelli più semplici sono i modelli gravitazionali 5: in questi modelli le correnti tra le due zone sono proporzionali alle popolazioni di ciascuna di loro e inversamente proporzionali alla distanza 6 tra loro, elevata ad un certa potenza. In altri modelli le correnti tra due zone sono considerate come proporzionali alle opportunità intermedie 7 tra l’origine e la destinazione. La seconda categoria di modelli è quella dei modelli stocastici (730-5) essa non si occupa delle popolazioni ma degli individui. Tali modelli associano la probabilità di migrare di un individuo ad un certo numero di caratteristiche personali, come l’età (322-1) e le migrazioni precedenti (cfr. § 817-).

  • 5. Questi modelli si chiamano anche modelli di tipo Pareto.
  • 6. Questa distanza può essere misurata in maniera molto diversa: distanza a volo di uccello, numero di zone attraversate, ecc.


Introduzione | Istruzioni per l'uso | Prefazione | Avvertenza alla versione stampata | Indice
Capitolo | Generalità indice 1 | Elaborazione delle statistiche demografiche indice 2 | Stato della popolazione indice 3 | Mortalità e morbosità indice 4 | Nuzialità indice 5 | Fecondità e fertilità indice 6 | Movimento generale della popolazione e riproduttività indice 7 | Migrazioni indice 8 | Demografia e problemi economico-sociali indice 9
Sezione | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 20 | 21 | 22 | 23 | 30 | 31 | 32 | 33 | 34 | 35 | 40 | 41 | 42 | 43 | 50 | 51 | 52 | 60 | 61 | 62 | 63 | 70 | 71 | 72 | 73 | 80 | 81 | 90 | 91 | 92 | 93